giovedì 8 settembre 2016

Obbiettivi 2017

Meno male che sabato parto e sto via per una settimana. Ma il buon Dio ha voluto farmi donna, il che significa sofferenza, tanta sofferenza.
Dannato premestruo, mi sento particolarmente psicolabile in questi ultimi giorni. Ho fame, poi mi sale la nausea, son triste e subito dopo sorrido, voglio uscire ma non voglio uscire. Tante volte mi guardo il ventre pensando -strumento satanico placa la tua ira-, quasi come se le mi ovaie vivessero di vita propria.
Ok, passata una settimana al mare però dovrò tornare, il che significa affrontare responsabilità e raggiungere obbiettivi che mi ero prefissata qualche tempo fa. Del tipo:

  • Trovare lavoro. 
AH AH AH. Già rido. Sono una fallita, non ho diploma e non so manco che mi piacerebbe fare, finirò sicuramente a pulire i cessi da qualche parte, nel migliore dei casi.
  • Perdere peso. 
Oh certo, ci provo da quando sono nata.
  • Iscrivermi a ginnastica acrobatica.
Premetto che mi piacerebbe tantissimo, ma sapete, peso circa 100 kg, il che sarebbe più sensato fare sumo che illudermi di essere una piuma aggraziata e snodata.

Dai, non sono nemmeno troppi gli obbiettivi. Peccato che quasi sicuramente al primo ostacolo mollerò la presa, così da potermi tranquillamente crogiolare nel mio bagnetto di merda.
Ma d'altronde sono Alana, per indole faccio schifo.

giovedì 18 agosto 2016

Oggi è omicidio

11:10

Mi sveglio, già con la strana voglia di uccidere.

Accendo il cellulare e mi sale direttamente la carogna.

Provo a spiegarvela in breve. Allora, tutto d'un fiato: ieri carico una foto sul web; Ed mette mi piace; scopro poi che ha messo mi piace anche a Sofia; improvvisamente noto che su Whatsapp visualizza e non risponde (ma questo è tipico suo); poi di conseguenza noto il suo stato in russo; Google Traduttore; scopro che è una sorta di frase d'amore; mi incazzo; mi sale qualsiasi cosa; sento la rabbia scorrermi nelle vene; lo stalkero un po' su qualche social e BOOM, il mio umore è a puttane e manco è cominciata la mia giornata. ODIO LA TECNOLOGIA in questi casi.
Ma serio? Tutto serio?
Sì, me ne importa ancora, ma quello che mi importa di più è il mio orgoglio e tutta la dignità che ho buttato per stare dietro a lui. Seriamente, la cosa che più mi manda in bestia è perché io no? Perché non andavo bene? Perché non dirmi subito che con me non ci sarebbe stato nulla? Ora per riprendermi passeranno anni, cazzo! E lui se la vive tranquillo. Io spero il Karma esista, perché non scherzo quando dico che chi mi ha ferita amerei vederlo soffrire.
Comunque intanto preparo la vendetta, perché io non sono né buona, né clemente.

Pagherà, alla fine il conto lo pagano tutti.

mercoledì 17 agosto 2016

Una passa, grazza Alana II - LA VENDETTA

Oh, cara amica l'obesità, sempre presente nella mia patetica vita.
Tre mesi son passati dall'ultima volta, e in questi mesi è successo di tutto. A parte che la pazza grassa Alana non smette di essere grassa, anzi, qui aumenta il numero sulla bilancia. Pazza? Più o meno. Cinica? Un botto. Odio dover ammettere di aver perso le speranze nella razza maschile, ma forse non le ho mai avute.
Ed è andato a finire nella lista delle PERSONE CHE NON MI HAN VOLUTA. Ma, perdonatemi, avevate dubbi? Io alcuno. Si inizia e finisce sempre nello stesso modo. -Non era quello giusto-, -Non ti merita-, -Se ne pentirà quando ormai sarà tardi-. Gne gne gne. Cazzate dai. Solite frasi standard che si tirano fuori alle persone malate di amore platonico. Se il russo tornasse poi, lì farei festa, altroché "troppo tardi", ma non raccontiamoci balle, suvvia. In compenso lo sento ogni tanto, per sapere come se la passa. E io come me la passo? HAH! Splendidamente, gli rispondo. Donne, mai farsi vedere debole dopo la decisione drastica di voler chiudere. Siam fatte così noi, di roccia. E intanto la vita mi ricorda quante volte in realtà io abbia perso. E poi succede l'abbuffata, la voglia irrefrenabile di cioccolato, fumo e alcol. Un mix di schifo che aiuta solo a farmi sentire ancora più uno schifo.
Poi guardo le olimpiadi, e squadro ogni muscolo pompato di ogni atleta, e penso a quanto avrei voluto essere come loro nella vita. Adrenalina, coraggio, competizione, orgoglio, soddisfazione. Tutte quelle cose che vorrei provare al posto di sentirmi semplicemente la pancia piena e l'unico sentimento che mi stravolge poi ogni volta: sconforto. Ma quello che mi ripeto sempre è che non è mai troppo tardi per cambiar qualcosa, basta volerlo. Così a settembre andrò ad una prova gratuita di ginnastica acrobatica per adulti. La gente ride quando lo dico, ma le persone sono solo persone, io son determinata, e mi basta.

Ma soprattutto, è vero, sarò anche grassa, ma posso sempre dimagrire; la merda invece, quella rimane tale.

DO SVIDANIYA STRONZI.

sabato 7 maggio 2016

Monitorando la ciccia

Buongiorno amici e amiche, oggi i disturbi come vanno? I miei ogni tanto dimentico di averli.
Allora, volevo parlarvi di un argomento che è da un po' che non tratto, essendo che tutte le mie energie le sto sprecando a stare dietro alle persone.
Naturhouse.
Come mi sta andando? Beh, insomma.
Niente contro le nutrizioniste che mi seguono, anzi, il problema sono proprio io che come al solito non sono motivata. Guardando il monitoraggio sul book - che li mortacci loro a momenti costa più quello che l'intero negozio - posso notare, e farvi notare, come la mia costanza faccia schifo. Allora, dal 29/01 al 19/02 è andato tutto bene, perdendo quasi 5 kg. Poi la settimana dopo ne ho ripreso uno. La settimana seguente a quella l'ho perso, poi, con grande gioia, sette giorni dopo ne ho riripresi due, poi ne ho ririperso uno, poi ririripreso, e la settimana scorsa l'ho ririririririperso. Ci stiamo rendendo conto del fatto che tra qualche settimana toglieremo i giubbotti e io dovrò far vedere tutto questo ammasso di ciccia che mi ritrovo ovunque?! Ho bisogno di un miracolo.
E se andassi a vivere in Brasile? No, dico, lì il "bum bum" grosso va di moda. Anche se il mio è grande quanto il portabagagli di un suv e in più è pieno di buchi, bianchiccio tanto che le vene sembrano formare una cartina stradale. O meglio ancora mi trasferisco su un'isola deserta, così posso starmene anche nuda e non dovermi preoccupare di occhi indiscreti pronti a giudicare ogni centimetro quadrato del mio corpo.

Emm..ma tornando a noi, Naturhouse comunque lo consiglio! Io non sono un esempio da seguire, ma conosco molte persone che con il loro percorso hanno perso fino a 30 kg in un anno. I prodotti purtroppo costano un po', in media a settimana si vanno a spendere all'incirca 40 euro, ma aiutano davvero molto. Più che altro si è seguiti rigorosamente; si parla di un controllo a settimana, e quello non ha alcun costo. Sono tutti disponibili e molto gentili, l'intero personale. E' un bell'ambiente e ammetto che sembra di stare in famiglia, e ve lo dice una che di secondo nome fa Vergogna.
Il percorso è mirato, i prodotti pure, la dieta invece non è per niente stressante. E' semplicemente un quadro alimentare che bisogna seguire, ma decidi tu cosa volerti mangiare giorno xy.
Non pesi nulla, se non i carboidrati - che per noi donne sono micidiali -, ma per il resto vai ad occhio. Tutto questo per non spappolarti il cervello con robe come <<Oddio che ansia, oggi devo per forza mangiare spinaci...oddio ma quanti? 200 grammi, ma non scherziamo!>>. Vi assicuro che con le diete passate stavo così, mattino, pomeriggio e sera. Mia madre sclerava, letteralmente, perché poteva capitare che io mettessi il muso proprio per il fastidio di essere "costretta" a mangiare cose che in quel momento non mi andavano di mandar giù. Come con i bambini, avete presente?
Ecco, con Naturhouse non ho di questi problemi.
Purtroppo sono io, che davanti ad una pizza, o davanti a del cioccolato, non riesco a resistere; ma per chi ha più autocontrollo di me sono sicura che un percorso con loro potrà essere un successo.

Detto questo, vorrei essere una figacciona paura ma mannaggia al demonio mi è capitata una mente contorta. Ahimè..

giovedì 5 maggio 2016

Un amore platonico

-When youìre too in love to let it go.-

Un semplice verso di una canzone spiega la mia attuale situazione.
Quando sei troppo innamorato per lasciare andare. Può andare peggio?
Sono nella tipica fase di dolce e tranquilla malinconia, quella dove vai avanti ma rimani comunque ancorato nello stesso punto, perché muoversi procura dolore. Solo dolore.
Invece la semplice rassegnazione risulta comoda. 

Quindi son tornata. Dopo un lungo periodo di pausa, in cui ho potuto metabolizzare bene tutta la situazione, ritorno. Non vi prometto nulla, perché a volte avrei voluto scrivere, avrei voluto sfogarmi, ma i disastri erano troppi per fare ordine. E può accadere molto altro, e io non so come reagirò, e non so se sarò pronta a mettermi qui, davanti ad uno schermo, a scrivere le mie sventure. Perché poi succede questo, che non so di cosa parlarvi. 
Quindi: punto e a capo. Lo faccio spesso, nella vita come nel blog. Mi da la certezza di poter cambiare argomento senza incasinare tutto, senza fare pastrocchi. Giusto un attimo per fare ordine. Ma questa volta non riesco a chiudere proprio nulla. Chiudere la "storia" con Ed è fantascienza per me, non esiste. Abbiamo litigato spesso nell'ultimo periodo, e non so dirvi cosa sia cambiato. Forse per il fatto che mi sono dichiarata un'ennesima volta, in cui per venti minuti ho parlato solo io a mitraglietta e lui è rimasto ad ascoltare. Così ad un suo rifiuto - momentaneo - io mi son ritrovata di nuovo con una poltiglia di sentimenti in mano, di cui non me ne faccio assolutamente nulla. Ok, potrei amare in modo platonico, e forse è quello che ho deciso di fare, ma se penso che non potrò mai baciarlo mi vien male. Sì, non desidero altro che poter assaporare le sue labbra, senza tempo, senza pensare, senza pentirsi.
Ho detto momentaneo, forse perché spero sempre un po' che magari accada qualcosa, magari una mancanza che capisce di poter colmare con la mia presenza, solo con la mia. Magari un abbraccio, un lungo abbraccio che si trasforma in qualcosa di più profondo, un ricordo, la voglia di volermi ancora un po'. Perché poi lui ha detto che gli son sempre piaciuta. Devo credergli, perché dirmi una balla quando tanti gesti son stati reali, concreti?
Non so cosa mi dia la forza di continuare, forse il fatto che lui sia l'unica persona in grado di rendermi felice, ma felice veramente.

Ma tanto senza quegli occhi non vivo.

sabato 26 marzo 2016

L'inizio della fine

26/03/2016

L'inizio della fine.

Si parla solo più di ore, di alcune ore che separano l'inizio della fine alla fine stessa.
Finisce solo quello che non è mai potuto essere.
Siamo stati sciocchi.
Tanto bravi a costruirci interi edifici dove poterci riparare, a renderli alti e possenti. Ma poco furbi ad esserci dimenticati che l'importante non sono i muri, ma le fondamenta. Che senza di esse tutto crolla.
Nulla. Tutto passa.
Passa la felicità.
Passa il dolore.
Passa l'amore.
Passano i giorni.
Passano le persone.

Vorrei solo dire una cosa a me stessa, all'Alana che sono ora, e a quella passata. Scusa. Scusami per aver lasciato che qualcuno potesse mettere mano sul tuo cuore, scusami per averti lasciato soffrire anche questa volta. So benissimo che non te lo meriti. So quanto vali, anche se spesso sono stata molto crudele. E sai perché piango? Perché non ti vedo felice, ed è tutta colpa mia. Come facciamo a vivere felici se poi finisco per trascurarti? Se fossi un'altra persona ti abbraccerei, perché è quello che ti meriti: un lungo e caldo abbraccio. Così che tu possa rilassare l'animo senza paura di cadere. Ma purtroppo io sono te, ed è qui il casino. Sappi però che ti abbraccio, vicino al cuore. Che le ferite te le curerò con amore. Che sei bella, che sei forte e che ti ammiro. Per quanto tu possa pensare di essere sola, non lo sei. Anche se è poco ci sono io con te, con me.
Ti vorrò bene, anche quando gli altri smetteranno di farlo.
Ti coccolerò.
Ti chiedo scusa.
Ti abbraccio.
Sii forte Alana, perché noi lo siamo.




"A volte bisogna perdersi per imparare a seguire."
-Ezio Bosso-
  

lunedì 14 marzo 2016

I collapse

Perche' a me mai?
E' una delle domande piu' frequenti che mi pongo.
Perche' a me non succede mai?
Perche' non posso raggiungere un qualcosa che tanto desidero?

Ho un mal di testa talmente forte che non riesco nemmeno a stare in piedi. Il mio cranio mi sta chiedendo pieta', mi sta chiedendo di smetterla di accumulare cosi' tanta negativita'.
Oggi giornata pessima. Una lezione di canto altrettanto schifosa e solo tanta tristezza. Dopo parecchio tempo sono tornate le mie lacrime, cosi', a scaldarmi le guance e a salarmi la bocca. Dopo tanto tempo perdo di nuovo la speranza.
Eterna infelice, e' quello che sono. 
Un ammasso di speranze andate a farsi fottere. Un insieme incredibile di illusioni schiantate al suolo. Sbagli. Solo sbagli, e nient'altro.
Non chiedetemi di fidarmi, di nessuna persona e di nessun dio. Non fatelo piu'.
Mi chiedo come si possa essere cosi' un disastro. Mi chiedo quanto possa essere dannosa per le persone che mi sono accanto. Perche' io porto solo dolore, per me e per gli altri.
Tante volte mi son detta -Ali, chiudi con tutti. E' meglio. Chiudi.- Non ho mai avuto il coraggio. Perche' indietro non si torna, e andare avanti fa paura.
Chiedo spesso a cio' che mi e' rimasto di mio nonno di proteggermi, di indicarmi la giusta via, di donarmi un po' di felicita'. Io sento di meritarla, cosa devo aspettare?

Perche' qui fa sempre cosi' tutto schifo?

mercoledì 9 marzo 2016

Sesto Senso, vade retro

Oggi giornata inutile. Come la maggior parte delle mie giornate, insomma.

Mi sono svegliata parecchio tardi, perché STRANAMENTE ho ripreso un brutto giro. Solo che ieri sera il film Divergent mi ha presa troppo. Averlo il coraggio di Trice, mannaggia.
Mi son svegliata e ho acceso il cellulare, c'era un messaggio su Whatsapp. Un invito ad uscire da parte di Ed, così ho cominciato la giornata piuttosto bene, con la carica giusta.
Domani sera. Un semplice giro in centro. Tanto per vederci e farci due chiacchiere.

Era ora di pranzo ormai, mia madre arriva, mi fa vedere una camicetta e due pantaloni appena presi al mercato e bon, finalmente mi alzo dal mio seducente letto.
Prendo tutto quello che ho da prendere - pastiglie e fiale di Naturhouse - e poi come se nulla fosse pranzo con due ovetti Kinder. Cioè, parliamone. Dove sta la logica?
Il fatto è questo: mettetemi davanti del cioccolato, al latte in particolar modo, e io mi dimenticherò persino di dove mi trovo. Come se i miei pochi neuroni si sciogliessero davanti a tanta bontà, il tutto seguito da occhi che brillano e eccessiva salivazione. Tipo bavetta alla bocca, insomma.

Nel pomeriggio mia madre entra in camera. Io presissima davanti al computer a giocare a The Sims - almeno una vita sociale lì ce l'ho - e lei che mi parla del fatto che oggi avrei dovuto fare la tinta. Un po' come per dire <<Tesoro, così non te se po' più guardà.>>. Infatti ha ragione, ma questa è la fortuna di avere una mamma parrucchiera.
Ho passato tutto il tempo a rimandare, "facciamo stasera" continuavo a dire. Finché non ho fatto dieci minuti di cyclette e dieci di step - tanto per rimediare allo sgarro del pranzo - e poi cenato.
Un po' di pollo, cime di rapa e yogurt che subito mi viene una strana sensazione allo stomaco: il presentimento. Sono tipo una veggente a volte, e questo un po' mi spaventa.
Penso subito a Ed, all'uscita di domani sera. Semplicemente non me la immaginavo. Mh, brutto presentimento. Mi alzo e torno in camera mia, dove il cellulare era attaccato alla presa, in carica. Accendo, tiro giù la tendina e leggo:

Ed <3: ascolta, domani sera alla fine non poss...

Eccallà. Porca troia. Ma io i fatti miei, mai? Cioè, ma le mie sensazioni si prendono gioco di me?
Ci azzecco sempre! Sto cazzo di sesto senso...liberatemene.
Così, ora sono in camera. Triste e sconfitta, per l'amor del fottuto cielo. Allora mi viene da pensare "non è destino, non è mai destino".

Alana Alana, maledetta sfigata. Ti odio.

domenica 6 marzo 2016

Ancora una volta

Ok, sono in crisi.

Credo che questa notte non chiuderò occhio. No, non lo farò. Se provo anche solo ad infilarmi sotto le coperte e a chiudere gli occhi, i demoni mi soffocano.
Capite? Sono sempre lì, che aspettano il momento più opportuno per trascinarmi in basso, sempre più giù.
Avevo detto di non avere paura. Mi son sentita forte, per davvero. Ma ora tremo, e non so che fare.
Don't fade, mi accompagna in questa notte buia.
Esatto, non svanire. Perché se svanisci ora, io mi annullo.
Così tremo, tremo forte, e mi trema il cuore e la ragione, e lo stomaco, e le labbra. E io continuo a pensare non svanire prima di raggiungere la riva, voglio vedere il tuo viso.

E' incredibile come non mi abitui mai a perdere. Dopo tanti anni ancora non riesco ad accettarlo. Ma questa volta la vita è stata davvero crudele. Questa volta ha voluto che vedessi, che sentissi, che toccassi un sentimento tanto più grande di me, per poi strapparmelo dal petto con forza. Stavolta ha voluto che ci credessi, mi ha dato speranza, mi ha fatto salire sulla vetta. Fin lassù. E ci ero quasi arrivata, giuro. La serenità sembrava semplicemente una stanza accogliente, a cui potevo accedere anche io. Ma quando trovi la porta chiusa, non ci sono altre entrate. E tu fuori, al gelo, ti senti persa. Immersa in una folta nebbia.
Tutto è bianco.
Tutto è fermo.
Tutto tace.

Non svanire.
Me lo ripeto.
Non lasciare che mi perda.
Vorrei dirtelo.
Aiutami. Solo tu puoi. Aiutami.
Te lo sto chiedendo. Con gli occhi, con la voce, con le mie mani. Perché solo tu puoi.

Oggi è nevicato.
E l'aria pura e fresca passava tra le fessure della finestra.
Tutto era bianco.
Chi lo avrebbe mai detto che un qualcosa di così candido e soffice avrebbe preceduto attimi di terrore. Ho guardato semplicemente il terreno coperto dalla neve, e mi son sentita di scriverti. Perché dovevo aggiungere allo spettacolo della neve la tranquillità che provo quando ti sento. Sì, mi fai sentire in pace con il mondo, persino con me stessa. E se ti perdo che faccio?
Ma le ombre mi attendono, e appena mi staccherò da qui mi divoreranno. Lo so, le sento. E ho paura. Una paura matta di svegliarmi domani mattina, e sentire lo stomaco lacerato, e la gola chiusa. Di svegliarmi e accorgermi di essere stata ferita, e di sentire il dolore dei lividi e dei tagli.
E' l'attesa...che uccide. E' lei che mi annienta.

E allora, quando perderò, vedrò quell'espressione che assumono le persone che hanno creduto di potermi vedere felice. La vedrò sul volto di mia madre, su quello di Sofia. Lo sentirò nel cuore il sorriso di mio nonno che si spegne.
Il volto della sconfitta.
Duro e cupo.
Incorniciato dalle rughe, dalla pelle pallida e da sogni perduti.
Allora i pugni si scioglieranno e le braccia cadranno lungo i fianchi.
Il vuoto accoglierà il mio corpo, fermo in piedi, e io starò osservando l'immagine cruda del paradiso che brucia. Toccherò ancora una volta il mio pensiero, ed esso si trasformerà in polvere.




Mi sentirò ancora una volta così.
E tutto si ripete, ancora una volta.
Sempre.


Don't fade - Rachel Sermanni







lunedì 29 febbraio 2016

Aggiornamatto.

E siamo qui.

Più vado avanti coi giorni più mi rendo conto di quanto sia un caso disperato. Mi guardo attorno e vedo solo gente "normale". Un po' mi annoia la cosa, ma ci sono io a tenermi occupata, dai.

Cara Alana, ti ho lasciata un po' nella gabbia, maledizione. L'adorata parte oscura del mio cuore, che ogni tanto torna a farmi visita, come per dirmi <<Io non smetto di esistere.>>. Eh sì, non smetti mai di esistere, e probabilmente morirai con me. Ma a chi importa? Avrò cura anche di te, non ho paura di farti visita. Ho sempre fatto ritorno dall'inferno, e non capisco perché dovrei arrendermi proprio ora.
Parlo come se fossi una specie di eroina, e forse lo sono. Sono l'eroina della mia storia. Mica banane!

Ma parliamo dell'argomento Naturhouse. Allora, è passato praticamente un mese e...attenzione...ho perso 5 kg. Sì, di liquidi. Ma li ho persi comunque! Quindi buono così! Ora sarebbe utile cominciare a fare un po' di movimento, ma mi sento ancora una specie di balena arenata per muovermi e fare qualcosa di seriamente utile per il mio fisico. In più ultimamente la mia salute mi sta salutando da lontano sventolando la manina, dato che la mia schiena è abbastanza scassata per il peso, e il mio collo teso per lo stress. La dottoressa l'ha chiamata cefalea di tipo tensivo: muscoli tesi e doloranti della testa e del collo. Infatti succede una cosa strana, tipo che se tocco o sfioro una parte della fronte mi duole dietro, sulla parte occipitale, e non nel punto dove premo. La cosa mi diverte. Tipo trucchetto magico. Sì...ora rido, ma fino a qualche mese fa pensavo di poter morire per chissà quale strana malattia.

Pazzia portami via, ciau.





mercoledì 17 febbraio 2016

Fucking Psycho

Così ero finita in quella fottutissima specie di relazione. Lui lo chiamavo Psycho, perché le sue alterazioni continue di umore mi facevano pensare non fosse poi così mentalmente stabile. Non che io lo fossi. Ma insomma, era un misto tra odio e ammirazione (più che amore), quella che provavo per Psycho.
Lui sapeva suonare la chitarra. Da Dio.
Ah, ma prima che fosse Psycho, lui era Mathias, il ragazzo che mi piaceva. Mi aveva persino detto che con l'esperienza aveva imparato ad apprezzare le persone per quelle che erano, internamente, nel profondo. Ma non avevo visto che nel suo, di profondo, c'era rimasto solo marciume.
Oh, ma io ero attratta da quella sottospecie di talento psicopatico. Così fiero di quel suo IO tirato su con tanta rabbia, così grande in quella sua anima rimasta spoglia e sporca. Dannazione, a me piaceva. Era una sorta di rimasuglio di un piccolo uomo che pensavo di poter tirar su. Lui aveva talento! Ma questo l'ho già detto.

Aspettavo la sera, perché Psycho, nella sua totale follia, si faceva sentire solo dopo cena, manco fosse un cazzo di rito. Una sera incazzato, l'altra felice, l'altra ancora malinconico, e quella dopo orgoglioso. Io servivo di più o di meno in base al suo umore, e così variava il numero delle sue risposte in base ai giorni...oh scusate, in base alle SERE.
Io mi adattavo, perché pensavo di poterlo salvare.
Mi immaginate? SuperAli in un altro dei suoi fallimentari tentativi nel cambiare qualcosa.

Così una volta ogni tot di mesi ci si vedeva, in stazione.
Lui arrivava. Quasi gli mancava del sangue sulle mani e sulla maglia per assomigliare ad un serial killer, ma era così che mi attraeva: uno psicopatico maniaco serial killer un po' rockettaro. Io mi limitavo a sorridere.
Sapete, ad ogni uscita con qualsiasi ragazzo, il mio corpo decide quasi di immobilizzarsi, manco fossi il manichino di qualche grande magazzino. Ma va così.
Psycho era una mitraglietta di cazzate, che tra l'altro mi facevano ridere, e io ero la brava ragazzaccia assuefatta da ogni sua parola e sguardo. E mentre ascoltavo pensavo "se mi muovo di un centimetro in più il rotolo sotto le mie tette avrà modo di farsi vedere e Psycho deciderà di non volermi amare", così camminavo coprendomi la ciccia con la borsa.
Io DOVEVO piacere a quella specie di chitarrista, dannazione, DOVEVO diventare la donna di quel musicista rockettaro sexy, pieno di passione e (magari) successo!

Ma Mathias nascondeva qualcosa.
Mathias nutriva una doppia personalità.
Mathias era chitarrista, talentuoso, il solito belloccio da palcoscenico, ma quasi buono.
Psycho no. Psycho era il chitarrista ubriaco di whisky e drogato di un vecchio sentimento d'amore lacerato più volte, incarognito e rabbioso. Così dannatamente folle.
Impazzivo. Piangevo. Lo aspettavo. Attendevo. Perdevo sonno. E piano piano cominciava a mangiarsi anche il mio di umore. A cosa servivo? A cosa gli servivo se non potevo né farlo stare meglio né peggio?
Non sapevo su quale sua cazzata basarmi. Qual era il vero sentimento di Psycho?
Perché una volta mi baciò di sfuggita, prima di prendere il treno, come nei film, e correndo giù per le scale si pentì del bacio appena dato. Lo disse.
Ma un giorno mi baciò ancora. Io frenata da chissà quale paura, lo respinsi. Così mi convinse, con una delle sue farse:  "ti prometto che farò in modo di non farla finire male!". Sì, non sarebbe finita male, ma sarebbe finita comunque. L'aveva detto.
Che aborto di illusioni mi facevo.
Era due persone, non poteva esserci spazio per un terzo. Non si sta in tre, o di più. Lui era già pieno da solo.

Ah, Psycho. Aveva finito la routine dei messaggi dopo cena con quella bambasciona di Ali. Così, dopo ben due settimane, avevo sospetti, molto forti. Dopo un mese vidi la sua foto profilo di Facebook: abbracciato amorevolmente con una specie di fotomodella un po' bambola, un po' gotica.
Eccolo lì Psycho.
Fanculo, la carogna era salita a me stavolta.
Psycho non amava, suvvia. Era figlio del diavolo, quello. Era la copia sputata di quel delinquente di suo padre.
Ma ora avevo anche io l'ennesimo sentimento lacerato. Sembrava quasi li collezionassi.

Ok, ammetto che Psycho superava il limite della pazzia, ben più in là del mio. Ma io avevo comunque qualcosa che non andava. I miei sentimenti erano malati. Si attaccavano sempre lo stesso virus, si ammalavano e morivano. Per non parlare di quello che succedeva ogni volta dentro quella testa che mi ritrovavo. Il caos. I miei pensieri avevano la necessità di doversi aggrappare per restare in piedi, o cominciavano ad oscillare e a fare casino, per poi frantumarsi. Forse ero Psycho anch'io. Forse eravamo la stessa persona. Lui, la mia copia caduta in qualche specie di depressione da post "rottura di felicità". Peccato lui fosse ormai fatto, andato, impazzito. Io ancora nuotavo alla deriva per salvarmi.

Forse salvavo lui per salvare me stessa.
Forse salvavo lui sperando, una volta in salvo, salvasse anche me.
Forse salvavo lui per distruggere me stessa.
Ah chi lo sa.
Giuro però di essere più vicina alla riva.

mercoledì 3 febbraio 2016

NECROSI

Ora vi dirò una cosa, ovvia forse.
Non importa quanto diate di voi stessi a una persona, non importa quanto facciate per la sua felicità. Perché non sarete mai ricompensati a dovere, o almeno, questa storia vale per me.
Il cuore grande è una condanna. Lo riempiresti di affetti fino a farlo scoppiare. Anche affetti marci. E quando marciscono intaccano anche quelli buoni, e il cuore va in necrosi.
Non mi sento più di voler bene a nessuno. Sono stufa marcia di fidarmi di persone che alla prima difficoltà ti voltano le spalle come se nulla fosse. Non credevo possibile che un bene così grande potesse diventare più simile all'odio che ad altro.
Forse Alana rimarrà sola, forse lo è già. Ma non smetterò mai di vivere, perché arriverà il giorno in cui rivendicherò ogni cosa che mi è stata tolta.
Imparate a fidarvi solo di voi stessi, il mondo è dei furbi, non dei buoni.
E forse la mia rabbia è talmente tanta che finirò per essere detestabile. Ebbene, detestatemi. Comincio a non sopportare più nulla di voi: gente con il destino dalla sua parte. Cercate aiuto in me per trovarlo, consigli, parole. Io do tutto, e alla fine? Una volta che la ruota gira per voi "della mia cara amica Alana, chi se ne frega!".
Vorrei gioire per voi, e forse l'ho fatto per tanto tempo, ma voi avete smesso di farlo per me, perché l'egoismo esiste in ogni essere umano.
Le ferite cambiano le persone.
Il dolore muta ogni cosa.
La rabbia acceca.
Non me la sento più di riempire ancora il mio cuore. Vorrei svuotarlo, come si fa con un secchio colmo d'acqua. Non mi importa più. Ciò che è perduto, è perduto.

martedì 2 febbraio 2016

Scintilla? Chi va là?

Allora.
Sono obesa, ciau.
Quindi non ne posso più di essere così, e aspetto da sempre un miracolo, del tipo:

Mi sveglio una mattina, mi stiracchio dolcemente, alzo le coperte e scopro di essere un fuscello. Così, un po' tanto sorpresa e scioccata, vado dai miei amici e familiari a raccontare l'accaduto. 
-Sono magra!-
-Perché, sei mai stata grassa?-
A quel punto i miei occhi brillano di una luce nuova, piango di gioia e scopro di aver vissuto in un incubo, fin troppo duraturo per i miei gusti. 
Fine.

Fin dalla tenera età sono sempre stata un po' rotondetta.
A tredici anni sono ingrassata di ben 30 kg nel giro di un anno, tanto che la mia professoressa, preoccupata, chiamò i miei genitori.
Il perché? Ho cominciato a sfondarmi letteralmente lo stomaco di dolci e patatine. A volte sola, a volte con le mie amiche. Il perché invece di tutto questo? Non lo so. Ho sempre nascosto tutto ai miei genitori. La plastica, o la roba che avanzava durante l'abbuffata, la nascondevo in dei punti della mia stanza dove sapevo non sarebbero mai andati a frugare. E quando la notte stavo sveglia più del dovuto sapevo dove trovare una delle mie barrette al cioccolato e caramello. Avevo persino trovato il modo di scartare la confezione senza far rumore. Mi sentivo una specie di "ladra". Tutto aveva un nascondiglio, tutto aveva un piano ben preciso. Sapevo quando andare a comprare la roba, da dove prendere i soldi, con chi condividerla, dove nasconderla, dove mangiarla e come mangiarla. Mi sentivo sporca, ma continuavo a farlo, anzi, continuo a farlo.
Un giorno mia madre trovò tutte le carte, le confezioni intere di barrette finite, di merendine, patatine, Nutella, e quant'altro.
Si arrabbiò.
Smisi di comprare cibo a sua insaputa.

Ma è esistito un giorno in cui ho sentito quella scintilla di cui parlano molti. E' nata da dentro, e per sbaglio mi son sentita rinata. Da allora ho cominciato un percorso con una nutrizionista.
Ho perso 20 kg.
Li ho ripresi (anche di più).
E ora mi ritrovo qui.
Mi ritrovo, dopo tanto, con la voglia di ricominciare qualcosa. Non so se parlarvi di scintilla, ma è più la voglia di lottare che mi da la forza.
Venerdì sono stata da Naturhouse con mio padre. Quindi ora "seguo" una specie di schema, di quello che posso e non posso mangiare, e la quantità di quante volte posso mangiare determinate cose durante la settimana. In più mi hanno dato delle fiale diuretiche da mettere nell'acqua.
Vi aggiornerò quindi  martedì sulla visita che andrò a fare, e se avrò perso qualcosa.
Ora, non so quanto sia giusta o sbagliata, il punto è che provo anche questa, che a quanto mi sono informata è abbastanza valida. Chiedo solo una cosa: Destino, porca puttana, sii clemente almeno stavolta, grazie.

Ok, passo e chiudo.

(Man mano racconterò più dettagli e tutto il mio percorso. Stay tuned.)

giovedì 28 gennaio 2016

Ipocondria is (not) the way

Sono ipocondriaca. Ormai e' un dato di fatto.
Sono almeno sei giorni che ho un mal di testa strano, troppo strano. Tipo che sabato era cosi' forte da volermela staccare. Per non parlare dei giorni successivi, passati tra strane fitte che mi vengono solo toccandomi la fronte, oppure della sensazione di oppressione, di "testa pesante" che ho ora. Soffro di cervivale (si', a diciannove anni), ma ora non riesco a capire se il collo sia la causa del mal di testa.
Vabbe', fatto sta che non voglio morire. 

Credo che la casa mi faccia uno strano effetto.
Non ho niente da fare. NIENTE. Assolutamente nulla.
In casa tutto tace. 
La mia camera e' diventata buia, negativa. E io comincio ad impazzire qui dentro.
Depressione? Bipolarismo? Non lo so, giuro che vorrei solo uscire e poter fare cosa voglio. Ma non so esattamente cosa mi tenga chiusa qui, a pensare alle peggio malattie, e sperare solo che non accada a me. Ho conosciuto persone che se ne sono andate nel giro di qualche mese, per aver scoperto troppo tardi cio' che le stava uccidendo. Forse sono traumi, o forse sono solo io che nuoto nell'ansia e che faccio dell'ipocondria la compagna della mia vita. Mi basterebbe trovare un lavoro, un hobby, una buona compagnia di amici con cui uscire, e l'amore. Dico poco eh... 
Ma il punto e' che ora non sono utile nemmeno a me stessa, anzi. Ora la mia vita e' sciapa, non c'e' nulla. 

E nonostante sia qui a scrivere, continuo a pensare al mio mal di testa. 
Bah, strano. 


martedì 12 gennaio 2016

Bozza: soprannomi

Ho riletto per un momento il post che segue. Era una bozza di qualche mese fa.
Ahh, le mie crisi esistenziali, le mie paranoie, le mie riflessioni notturne. Devo ammettere però che ogni tanto sono proprio un casino, ma ora sorrido.
Prego, ve la lascio. Divertitevi.

lunedì 11 gennaio 2016

2016: l'anno della confusione

Tiro un grossissimissimo sospiro.
Perché?
Perché sono tornata assieme a tutti i miei amorevoli dubbi.

Immaginate che le festività, per una affetta da disturbo alimentare come l'obesità, siano autodistruttive. Cibo. Di ogni genere. Profumi. Gusti. Pance piene. Famiglie peggio di Beautiful, e altro ancora.
Ho pensato "Massì, faccio passare le feste. Non penso a nulla. Non mi sveno, dai." Sì, dai.
Immaginate, si può chiedere ad un'adolescente che non spegne mai il cervello, malata d'ansia di ogni genere, e ossessiva e maniaca del controllo, di non pensare?! Pff, sciocchezze. Ovvio che non si può.
Ho cominciato a fare sogni strani, gente. Incubi con storie pazzesche. Facce spaventose agli angoli della mia stanza, pensieri malsani, voci e presenze. Il mio corpo mi sta dicendo che c'è qualcosa che non va, che ci sono emozioni che mi opprimono, come la rabbia e la paura.
Non so ancora dirvi cosa però. Faccio fatica a comprendere i miei stessi sentimenti, devo un attimo concentrarmi.

Come dice la mia psicologa: -E' ovvio che se a te piace il giubbotto rosso, e vorresti prenderlo, ma "il rosso no, perché da' troppo nell'occhio", " no, perché si sporca più facilmente", " no, perché non va di moda", finirai per prendere quello blu. Ti fai condizionare da pensieri esterni che ti mandano in confusione, e così finisci per non sapere più quello che vuoi. Ma in realtà ognuno di noi sa esattamente cosa vuole, e tu sai che ti piace il giubbotto rosso.-
Quindi, so esattamente cosa voglio, però lo nascondo.
Oddio.
Mi sento in estrema difficoltà.
Questo per dirvi che, lo scorso giorno sono uscita con Ed, e mentre viaggiavamo in pullman l'ho guardato attentamente, mooolto attentamente.
Mentre il calore delle sue mani riscaldava le mie, ho incrociato il suo sguardo, scorso il suo sorriso, e mi sono chiesta "cosa provo?".
E credetemi, è difficile capirlo, dopo che ricevo parecchia incoerenza e altrettanta confusione da parte sua. Dopo che, giorni prima, mi son sentita dire che in realtà dovrei farmene una ragione, che lui non prova il mio stesso interesse, ma che nonostante ciò non mi chiuderà tutte le porte. Quella conversazione, giusto per confondermi ancora un po', è finita con un suo -E se fossi interessato e non te lo volessi dire? Magari sono interessato e non te lo voglio dire.-
Mh, ok. Grazie.
(Vi ricordo il "Ti fai condizionare da pensieri esterni." Cit.)
Così ho chiesto anche consiglio a mia madre, e a quasi vent'anni le ho chiesto come si facesse a capire quando ci si innamora.
Mi son sentita una bimba curiosa, ma forse i bimbi sanno meglio di noi cosa sia l'amore.

-Beh, sai di essere innamorata quando pensi costantemente a quella persona. Quando pensi ad un nome, e ti viene in mente QUEL nome. Quando al mattino ti svegli e pensi a lui, ti addormenti e pensi a lui. Quando sì, ci pensi e ti fa stare bene, e ti strappa così un sorriso dal nulla. Non si spiega tesoro, lo senti e basta.-
-Quindi forse sono innamorata?-
-Forse ci sei vicina.-

Ma io lo guardo, e mi ci perdo nei suoi occhi. E dopo che mi ci sono persa, non capisco, se ne sia felice o meno. Non so se sia la paura a nascondere i miei sentimenti, o se non ce li abbia proprio. Ma non è coerente. Perché io ci penso a lui, e vorrei mi chiedesse più cose, e vorrei fosse più presente ancora. E forse sono arrabbiata, impaurita, perché non è mai come vorrei, perché è un bel po' che ho smesso di chiedere, sacrificarmi, e ottenere. E' un po' che ho smesso di volere.
Probabilmente, ora, solo il tempo rivelerà alcune cose.

E io continuo ad essere l'Alana di sempre, forse una luce dentro di me comincia a brillare, però. Ma non arriviamo a conclusioni affrettate, il 2016 sarà un duro anno.