giovedì 17 dicembre 2015

I poli di una pila

Oggi è un giovedì soleggiato.
Oggi vi parlerò un po' nel dettaglio di quello che mi sta accadendo nell'ultimo periodo.

Passo cinque giorni su sette dove lo sconforto mi divora. Ma oggi è uno di quei due restanti giorni buoni. Lo sfrutto.
Vi parlo di quello che cerco.
Ma prima vi citerò una parte di un libro che ho finito di leggere pochi giorni fa.


<<[...]E' soltanto l'incontro degli 
opposti che genera l'unità. Immagina i poli di una pila:
il maschio ha il segno Più, la femmina il segno Meno.
[...]L'anima è femminile - segno Meno - negli
uomini come nelle donne. Ma a farti desiderare l'amore
non è l'anima e neppure il corpo fisico.>>
<<E che cosa, allora?>>
<<L'energia creatrice, che cambia in base al sesso. Nel
maschio ha il colore bianco della luna ed è femminile: 
segno Meno. Ma nella femmina ha il colore rubino del sole
ed è maschile: segno Più. Hai capito?>>
<< Più o meno.>>
<<La femmina dentro di te desidera fondersi con il
maschio che le corrisponde, e che si trova dentro una donna.
E' questo il gioco eterno dell'amore.
[...]Parliamo di energie, Tomàs. L'uomo cerca nella sua
donna la risonanza della propria energia femminile. Così
come ogni donna cerca nel suo uomo il corrispettivo della
propria energia maschile. E' questo impulso a procurare la
sensazione magica dell'innamoramento. L'amore è una calamita
che entra in azione quando il tuo esterno è la copia
dell'interno di un'altra persona. Solo incastandoti con lei
ti sentirai completo.>>

L'ultima riga delle favole, di Massimo Gramellini. 
Un libro che fa davvero riflettere.
Allora rifletto.

La mia situazione con Ed è cambiata un po', ma solo leggermente. Gli ho praticamente dichiarato il mio interesse, qualche settimana fa. E lui mi ha risposto che vorrebbe conoscere la mia cosiddetta "parte oscura del cuore", prima. Lo aveva scritto ridendo. Poco dopo ci siamo salutati. 
Risultato? Tolto un peso ne ho aggiunto un altro: il limbo.
Consumammo così uscite dopo uscite. La cosa si è sempre fatta un pelo più tenera, ogni volta. Qualche abbraccio caldo, qualche bacio sulla guancia, il solito gioco del riscaldiamoci le mani a vicenda. Ho sempre pensato: quali sono i suoi segnali? Cosa vuole farmi capire? Così ho passato le ultime giornate a pensarci come una dannata, a ripercorrere tutti i momenti passati insieme, tutte le frasi dette, ogni singola telefonata. Cosa devo aspettarmi? Andavo in crisi per ogni minima cosa. Non lo sentivo per un giorno intero? Crisi. Mi dava buca per qualche impegno improvviso? Crisi. Una risposta che non arrivava? Crisi. Le sue amiche? Crisi.
Due sere fa cominciavo a sentirmi di nuovo oppressa. Sentivo di nuovo quella sensazione. Stava per accadere qualcosa, e me lo sentivo. La sentivo più del mio stesso respiro. Intanto messaggiavo con lui. Mi sentivo strana, sentivo che le parole dovevano uscire, che stavano per uscirmi. 
Così abbiamo parlato.
Gli ho ricordato il mio interesse, perché detto sinceramente pensavo se ne fosse quasi dimenticato. E lui non capiva quale fosse il problema. Mi chiese:

-Vuoi che ci mettiamo insieme?

Era una curiosità, non una richiesta.
Gli risposi che avevo paura, e che forse non era proprio il momento giusto.
Non lo è, e una sua frase precedente me lo ha fatto capire:

-Ali, mi conosci male per dirlo in questo momento. Ci conosciamo poco.

Verissimo. Ma poi mi son chiesta: cosa mi porta ad essere attratta da lui? 
La bellezza? No. Il carattere? No. L'idea. Semplicemente l'idea che mi sono fatta di lui. Quell'idea che mi porta ad essere curiosa, e a voler portar avanti questa conoscenza. Sono attratta dall'idea che ho di lui, la stessa che potrebbe deludere le mie aspettative. Ma se si dovesse rivelare esattamente come me lo immagino, allora credo che per la prima volta potrei provare qualcosa, qualcosa di bello e unico come l'amore.
Anche se lui non capisce cosa, in questo momento, potrebbe farmi stare male.
L'interesse c'è, esiste, anche se Ed lo conosco poco. E' praticamente ovvio che potrei rimanerci male se dovesse rifiutarmi. Ma non lo ha fatto.

                                                      Ho interesse.-

-Anch'io 

                                       Che tipo di interesse?-

-Oltre una semplice amicizia
 Ma non voglio correre davanti al treno
 Andiamo con calma
 Capiamoci fino in fondo

Il che, fosse anche lo 0,01% di interesse, la speranza mi si riaccende.
Non c'è bisogno di illudersi, ma forse per una volta ne vale la pena. 

Ho sempre e solo creduto che l'amore fosse quello dei film, quello dei libri e delle favole. Ho sempre pensato che l'amore, quello vero, fosse quello del primo sguardo. Che una persona la reputi giusta solo guardandola negli occhi. Mi sbagliavo. Bisogna prima scoprire l'interno di una persona, scavare fino a capire quale sia il corrispettivo del suo segno (Più o Meno che sia), e se quel segno corrisponda esattamente a noi. 
L'altra cosa che devo ancora conoscere è il mio segno Più, ma credo che l'idea che mi sono fatta su Ed sia il mio segno Più. Il mio ideale, no? Se dovessi scoprire che la mia energia maschile non corrisponde a lui, allora, a quel punto, capirò che non è la persona giusta. 

<<Morena non era la tua anima gemella.>>
<<Ma io la desideravo.>>
<<Una persona non diventa giusta solo perché tu la desideri.>>

La forza creatrice e le energie devono incastrarsi alla perfezione. Sia da una parte che dall'altra. Se il mio Più è lui, ma io non sono il suo Meno, allora la mia ricerca dell'amore non finirà di certo con Ed. 

La speranza, comunque, mi darà la forza di continuare e di capire. Vi aggiornerò.





sabato 12 dicembre 2015

Disordine 99% complete.

Oggi giornata grigia.

Purtroppo ultimamente le buone giornate le posso contare sulle dita di una mano.
Scarse. Troppo rare.
Il grande problema è che non butto giù nemmeno una lacrima, e il mondo di certo non gira dalla mia parte. Così le emozioni mi si ammassano sul petto, e da lì non si schiodano.
Di cosa ho bisogno ancora una volta?
Perché davvero, me lo chiedo ogni giorno: ma non ti basta quello che hai?
Vorrei potermelo far bastare, e ci provo. Ma qualcosa dentro di me si è rotto tempo fa, e non so cosa sia, e no, non sono in grado di ripararlo da sola.

Ormai le giornate passano perché devono passare.
Mi sveglio, apro gli occhi, e la prima sensazione che sento ha la stessa concretezza che può avere un pugnale ficcato in mezzo al petto. La sento, è pesante e dolorosa da reggere. E mi danno per essermi svegliata.
Giorni, come oggi, in cui la sensazione me la porto dietro tutto il tempo. Mentre cucino, in bagno, sotto la doccia. Ovunque. Fino alla sera, il momento peggiore della giornata.
Ma io attendo. Aspetto sempre che qualcuno di importante si ricordi di me. Che qualcuno mi distragga. Ma a volte resto semplicemente sola, e basta.
Giorni in cui esco con amici. Parlo, scherzo, mi diverto.
Alcuni amici hanno più tatto di altri, e riescono a distrarmi. Certi invece se ne escono con frasi del tipo "ma non stavi facendo la dieta?". Come se il mio essere Alana venga sempre associato alle parole: DIETA, GRASSA, PSICOLOGA.
La mia vita non è fatta solo di questo. O forse sì.

Non so più cosa voglio. O semplicemente quello che voglio non posso averlo. Quindi non mi resta nulla. Assolutamente nulla. A parte, naturalmente, la schifosa sensazione in mezzo al petto.
E' vero, basterebbe alzarsi e cambiare le cose. Ma quando i desideri sono associati ad una persona, non puoi essere tu a decidere, non sempre.
E allora nulla, si attende. Forse si attende un momento migliore.

Sapete, chi per molto si è adagiato su un letto di tristezza, e ci è rimasto, bastano piccole cose per far sentire un'emozione persino più forte della felicità. A me ogni tanto capita, e non avete idea di come vorrei non passassero mai momenti del genere. Vorrei poterli registrare, per poi guardarli più volte, e sorridere ripensandoci.
Sembra quasi di essersi ubriacati, talmente è leggera l'emozione.
Ma come le brutte giornate, anche quelle belle passano, e lo fanno anche più in fretta.

Trovo che questo post sia disordinato. Pensieri. Uno dietro l'altro, senza un ordine.

Cuffie alle orecchie. Volume 10. Rachel Sermanni, Everything Changes.
Piangi. Dai.
Niente.
Come se il mio corpo non accettasse i miei sentimenti.
Come se non corrispondessero nemmeno alla mia persona.
Nemmeno una lacrima.


"Solo lui può consolare
questo cuore spezzato a metà
il mio audace marinaio
prima o poi arriverà.
C'è un'audace marinaio
che attendo dentro al cuore
non conosco il suo nome
ma ho bisogno del suo amore."

Mi basterebbe. Davvero Ed. 


giovedì 10 dicembre 2015

(Niente) andrà tutto bene.

Mi sento come una donna di novant'anni, sola e alla fine dei suoi giorni.
Ho collezionato ogni tipo di rifiuto, ogni tipo di sentimento malato, lì, sul fondo della mia anima. Melma appiccicosa, che non intende staccarsi dalle pareti del mio corpo.
Ma con che forza mi alzo al mattino, se nella mia quotidianità non ho nulla? Con quale coraggio mi preparo ancora il pranzo?
Esistono sere in cui mi abbuffo di qualsiasi cosa, purché sia commestibile, per poi berci sopra uno dei vini più scarsi. Sere in cui mi sdraio sul pavimento gelido, e mi godo l'effetto dell'alcool e di una pancia piena, sperando che quell'effetto svanisca il più tardi possibile. Perché poi sapete cosa? Ci si sveglia e si ricomincia. Le cattive sensazioni non vedono l'ora di tormentarmi non appena apro gli occhi. Perché poi uno deve fare i conti con la realtà, e allora non importano i sogni che si fanno. Quei sogni di quel bacio che tanto attendi, o dell'acqua cristallina in cui vorresti tanto farti un bagno. Niente più conta al risveglio. Perché i sogni sono solo sogni.

Le notti vorrei non addormentarmi.
Le notti vorrei uscire di casa, con pochi vestiti addosso, e farmi avvolgere dalla nebbia, e sentire il gelo d'inverno penetrarmi come aghi nelle ossa.
Le notti vorrei sentire il freddo ferirmi, così che l'attenzione si sposti sul dolore fisico, e non sentimentale.
Se vivessi di fronte al mare, mi immergerei nell'acqua nera e silenziosa. Uscirei di casa in vestaglia, per poi farmi inghiottire dall'ignoto.
Se vivessi di fianco ad un bosco, uscirei con l'intenzione di perdermi in mezzo alla fauna addormentata, per poi attendere che la paura si faccia avanti.
Ma perché non riesco a far tacere il mio tormento?
Perché mi sento dannata?

Alana, niente andrà bene.
Alana dovrà rassegnarsi.

Non ci si salva da se stessi, e non possiamo aspettarci che qualcuno lo faccia al posto nostro.
E allora che senso ha?
Allora cosa ci dobbiamo aspettare?

L'amore non fa per Alana.
Alana non fa per l'amore.