martedì 12 gennaio 2016

Bozza: soprannomi

Ho riletto per un momento il post che segue. Era una bozza di qualche mese fa.
Ahh, le mie crisi esistenziali, le mie paranoie, le mie riflessioni notturne. Devo ammettere però che ogni tanto sono proprio un casino, ma ora sorrido.
Prego, ve la lascio. Divertitevi.

26/11/2015

Sembra facile parlare di se stessi, ma credo sia una delle robe più complicate al mondo. Soprattutto quando si è così un casino.
Posso dire di non conoscermi ancora. Vivo ogni giorno con un'estranea, che chissà quale pazzia possa fare, o dire.
Nelle ultime due settimane ne ho combinate di ogni genere.
E ora ascolto Rachel Sermanni, senza sapere di cosa parlare in questo post.
Posso raccontarvi dei miei nuovi soprannomi. Vi va?

Mi chiamano Senzacuore. 

Quindi, salutate Senzacuore.
Ciao ragazzi.
Cammino per strada come fossi una dannata, come se tutto fosse un tormento. Qualsiasi cosa è una condanna. Come se avessi una specie di maledizione addosso.
Oggi mi sono persino spaventata della mia stessa ombra. E non scherzo, e non esagero.
Mi sono dannata tante volte per essere così maledettamente rabbiosa. Con tutti. Con chiunque.
Ma un po' sono fatta così. Un po' devo essere così.
E' difficile da capire. Domani magari vi dico. Sonia mi consiglia sempre.

Mi chiamano anche Dovecazzohailatesta.

Ho perso le chiavi di casa. Sì, ma non le mie. Quelle della ragazza che mi ha incaricata come dog sitter. Non gliel'ho ancora detto. Sono fottuta.
Per non parlare di tutte le volte che mi dimentico qualcosa, o faccio finta di ascoltare.
Esattamente come oggi a teoria musicale. Ho sentito un -...e se chiedessimo, per esempio, ad Alana? Sai spiegare da quante semiminime è composta una semibreve?-
Mi sono girata, come per dire cazzo è vero, sono in classe, giusto.

Mi chiamano Odiosaimpulsiva.

Ho litigato con una delle mie più care amiche. Pesantemente.
Che, per carità, avevo i miei motivi, ma il punto è che so sempre come usare le parole.
Come lame taglienti.
E tagliano, lo ammetto.
Ma quella roba si è risolta.
Ho massacrato Ed, per una sua dimenticanza.
Forse questo potevo evitarlo, ma quando la gente si dimentica di me, mi sale il sangue alla testa, e non capisco più nulla. Poi divento un treno, e nessuno mi ferma.
Risolto anche questo però.

Ora, mi chiamano Alana.

So lamentarmi molto spesso, di quello che mi capita, e di ciò che invece decide di non capitarmi.
So ascoltare, quando lo permetto. So esserci, quando ci tengo. Ma so anche andare in crisi molto facilmente. Mi basta una parola sbagliata detta da qualcuno, per cambiare il mio stato d'animo. Per piangere come un'isterica, chiusa in camera, nell'oscurità.
Passo molto tempo nel mio mondo. La mia testa. La mia anticamera della realtà. Ci passano tanti pensieri, belli e brutti. Ma li sfoglio tutti. A volte velocemente, altre volte mi ci soffermo, troppo.






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