giovedì 28 gennaio 2016

Ipocondria is (not) the way

Sono ipocondriaca. Ormai e' un dato di fatto.
Sono almeno sei giorni che ho un mal di testa strano, troppo strano. Tipo che sabato era cosi' forte da volermela staccare. Per non parlare dei giorni successivi, passati tra strane fitte che mi vengono solo toccandomi la fronte, oppure della sensazione di oppressione, di "testa pesante" che ho ora. Soffro di cervivale (si', a diciannove anni), ma ora non riesco a capire se il collo sia la causa del mal di testa.
Vabbe', fatto sta che non voglio morire. 

Credo che la casa mi faccia uno strano effetto.
Non ho niente da fare. NIENTE. Assolutamente nulla.
In casa tutto tace. 
La mia camera e' diventata buia, negativa. E io comincio ad impazzire qui dentro.
Depressione? Bipolarismo? Non lo so, giuro che vorrei solo uscire e poter fare cosa voglio. Ma non so esattamente cosa mi tenga chiusa qui, a pensare alle peggio malattie, e sperare solo che non accada a me. Ho conosciuto persone che se ne sono andate nel giro di qualche mese, per aver scoperto troppo tardi cio' che le stava uccidendo. Forse sono traumi, o forse sono solo io che nuoto nell'ansia e che faccio dell'ipocondria la compagna della mia vita. Mi basterebbe trovare un lavoro, un hobby, una buona compagnia di amici con cui uscire, e l'amore. Dico poco eh... 
Ma il punto e' che ora non sono utile nemmeno a me stessa, anzi. Ora la mia vita e' sciapa, non c'e' nulla. 

E nonostante sia qui a scrivere, continuo a pensare al mio mal di testa. 
Bah, strano. 


martedì 12 gennaio 2016

Bozza: soprannomi

Ho riletto per un momento il post che segue. Era una bozza di qualche mese fa.
Ahh, le mie crisi esistenziali, le mie paranoie, le mie riflessioni notturne. Devo ammettere però che ogni tanto sono proprio un casino, ma ora sorrido.
Prego, ve la lascio. Divertitevi.

lunedì 11 gennaio 2016

2016: l'anno della confusione

Tiro un grossissimissimo sospiro.
Perché?
Perché sono tornata assieme a tutti i miei amorevoli dubbi.

Immaginate che le festività, per una affetta da disturbo alimentare come l'obesità, siano autodistruttive. Cibo. Di ogni genere. Profumi. Gusti. Pance piene. Famiglie peggio di Beautiful, e altro ancora.
Ho pensato "Massì, faccio passare le feste. Non penso a nulla. Non mi sveno, dai." Sì, dai.
Immaginate, si può chiedere ad un'adolescente che non spegne mai il cervello, malata d'ansia di ogni genere, e ossessiva e maniaca del controllo, di non pensare?! Pff, sciocchezze. Ovvio che non si può.
Ho cominciato a fare sogni strani, gente. Incubi con storie pazzesche. Facce spaventose agli angoli della mia stanza, pensieri malsani, voci e presenze. Il mio corpo mi sta dicendo che c'è qualcosa che non va, che ci sono emozioni che mi opprimono, come la rabbia e la paura.
Non so ancora dirvi cosa però. Faccio fatica a comprendere i miei stessi sentimenti, devo un attimo concentrarmi.

Come dice la mia psicologa: -E' ovvio che se a te piace il giubbotto rosso, e vorresti prenderlo, ma "il rosso no, perché da' troppo nell'occhio", " no, perché si sporca più facilmente", " no, perché non va di moda", finirai per prendere quello blu. Ti fai condizionare da pensieri esterni che ti mandano in confusione, e così finisci per non sapere più quello che vuoi. Ma in realtà ognuno di noi sa esattamente cosa vuole, e tu sai che ti piace il giubbotto rosso.-
Quindi, so esattamente cosa voglio, però lo nascondo.
Oddio.
Mi sento in estrema difficoltà.
Questo per dirvi che, lo scorso giorno sono uscita con Ed, e mentre viaggiavamo in pullman l'ho guardato attentamente, mooolto attentamente.
Mentre il calore delle sue mani riscaldava le mie, ho incrociato il suo sguardo, scorso il suo sorriso, e mi sono chiesta "cosa provo?".
E credetemi, è difficile capirlo, dopo che ricevo parecchia incoerenza e altrettanta confusione da parte sua. Dopo che, giorni prima, mi son sentita dire che in realtà dovrei farmene una ragione, che lui non prova il mio stesso interesse, ma che nonostante ciò non mi chiuderà tutte le porte. Quella conversazione, giusto per confondermi ancora un po', è finita con un suo -E se fossi interessato e non te lo volessi dire? Magari sono interessato e non te lo voglio dire.-
Mh, ok. Grazie.
(Vi ricordo il "Ti fai condizionare da pensieri esterni." Cit.)
Così ho chiesto anche consiglio a mia madre, e a quasi vent'anni le ho chiesto come si facesse a capire quando ci si innamora.
Mi son sentita una bimba curiosa, ma forse i bimbi sanno meglio di noi cosa sia l'amore.

-Beh, sai di essere innamorata quando pensi costantemente a quella persona. Quando pensi ad un nome, e ti viene in mente QUEL nome. Quando al mattino ti svegli e pensi a lui, ti addormenti e pensi a lui. Quando sì, ci pensi e ti fa stare bene, e ti strappa così un sorriso dal nulla. Non si spiega tesoro, lo senti e basta.-
-Quindi forse sono innamorata?-
-Forse ci sei vicina.-

Ma io lo guardo, e mi ci perdo nei suoi occhi. E dopo che mi ci sono persa, non capisco, se ne sia felice o meno. Non so se sia la paura a nascondere i miei sentimenti, o se non ce li abbia proprio. Ma non è coerente. Perché io ci penso a lui, e vorrei mi chiedesse più cose, e vorrei fosse più presente ancora. E forse sono arrabbiata, impaurita, perché non è mai come vorrei, perché è un bel po' che ho smesso di chiedere, sacrificarmi, e ottenere. E' un po' che ho smesso di volere.
Probabilmente, ora, solo il tempo rivelerà alcune cose.

E io continuo ad essere l'Alana di sempre, forse una luce dentro di me comincia a brillare, però. Ma non arriviamo a conclusioni affrettate, il 2016 sarà un duro anno.