domenica 1 novembre 2015

La sbronza dell'ipocondriaca.

Sono un'ipocondriaca un po' particolare.
Normalmente penso ogni giorno che i miei dolori siano i sintomi di qualche strana patologia, che sicuramente mi porterà a non avere più di un mese di vita. Ma quando mi sbronzo tutto cambia.
La strada era così attraente ieri notte.
C'è stato un momento, mentre passeggiavo sola con Ed, dove l'idea di essere investita da qualche macchina sembrava più accogliente e meno dolorosa dello stare lì, affianco ad un tipo che sembrava un miracolo sceso in terra.

Ma partiamo dal principio di codesta magnifica serata.

Ok, a parte il fatto che prima di uscire di casa, mi sono preparata una bella e sanissima insalata di paranoie, ansia e disagio, condita con un filo di bassa autostima e un pizzico di tachicardia.
In macchina con due mie amiche e Sofia, mi sentivo svenire. Ero attaccata ai sedili della macchina come se mi stessero lanciando nell'universo con una navicella spaziale. Infatti guardavo la luna come per dire "aspettami, sto arrivando". Ma oltre a questo, ad un certo punto sento Sofia esultare, così di botto. Io già avevo il cuore in pappa, in più lei mi fa prendere certi colpi, eh!
-Robin ha detto che sta venendo in centro con noi!-
Robin sarebbe il suo ragazzo, quello con cui ha litigato fino al giorno prima.
-Ma Ed lo sa?-
Così, tanto per parlarci, e tanto per sapere dove ci aspettava, ho scritto ad Ed.
Alle fermate. Ok. Ci aspettava alle fermate, e lui era già lì.
Fremito al cuore, stomaco che si contorce.

Trovato parcheggio andiamo verso la fermata, e mentre Sofia parlava con Ed al cellulare, dopo averlo chiamato una trentina di volte, io mi fermo per dire una cosa alle mie due amiche. Ad un certo punto spunta un viso familiare, molto familiare.
Colpo di fulmine da 500 V.
E' bello.
Bello, troppo bello.
L'ho già detto che è bello?
Ed spalanca le braccia come per dire "Oh, eccoti!", io invece lo guardo come per dire "MA PORCA EVA DA QUALE PARADISO ARRIVI?!"
Intanto Sofi aveva attraversato la strada trafficata, pensando di parlare ancora con Ed al cellulare.
-Ma scusami, pensa ancora di parlare con te?-
Ride. -Sì! Vediamo entro quanto se ne accorge.-
Appena Sofia si gira lo vede, gli corre incontro come fosse il suo ragazzo. Lo abbraccia, e se lo stringe. Giusto, mi ero dimenticata che lei potesse farlo, a differenza mia.
Insieme decidiamo dove andare. Naturalmente a bere.
Voglio dimenticare persino il mio nome, la scena di prima, e le scene future.
Che ragazza per bene, che sono.
Una volta, tra l'altro, mi ricordo di aver letto un articolo, dove citava che: la maggior parte delle persone che in età infantile, o adolescenziale, hanno seguito una dieta, avrebbero avuto più possibilità di diventare degli alcolizzati in futuro. Credo di essere l'esempio.
Ma comunque, ringraziamo che molti dei miei amici sono persone per bene, e non come me, quindi se devo sbronzarmi, lo faccio una volta ogni tre mesi.

I problemi, più o meno, son cominciati quando è arrivato Robin.
Come se nulla fosse accaduto bacia Sofia, ci saluta e comincia a fare l'idiota col suo amico Ed. Va bene, intanto andiamo a cercare un altro posto dove fermarci.
Vedo Sofia giù, perché i due "boys" erano a circa dieci metri dal gruppo, fregandosene altamente.
Mi basta dirle due parole che Robin ci vede, si gira e prende Sofi da parte. Intanto Ed mi parla. Scherzo sul suo sacchetto da classico tamarretto di strada, e ci facciamo due piccole risate, ma proprio piccole.
Sono brutta, e nemmeno simpatica. Ottimo.
Di colpo tornano, e andiamo a bere.
Dopo qualche litigata tra i due fidanzati, qualche bevuta e qualche risata, le mie due amiche tornano a casa. Così restiamo in quattro in un bar.
Io chiacchieravo affianco a Ed, un po' a rallenty, dopo il long island che mi aveva offerto.
Abbiamo parlato di musica, del fatto che mi ha sentita cantare e suonare, di scuola e lavoro. Comunque mi è sembrato un tipo abbastanza a posto.
Bon, ci alziamo e ce ne andiamo. Robin decide di portarci in una specie di parco, fottutamente isolato dal mondo. La coppia cerca di lasciarmi sola con Ed, cacciandomi e illudendosi che davvero sarebbe accaduto qualcosa. Ed mentre passeggiava in mezzo all'erba mi fa segno, come per dire "no no, vai con loro" scherzando. O almeno spero.
Così cominciamo a passeggiare da soli.
Ora, qui arriva l'apice della mia follia. Pronti?

Mentre mi parlava di qualche sua avventura da teenager, io ho sentito passare nella mia testa un'idea veloce, malsana. Era una sofferenza star lì e ricordarsi di quanto io fossi un disastro, un aborto di ciccia e carne, e niente di più. Come se non fossi una persona, come se non provassi sentimenti, come se non fossi un essere vivente. Forse avevo persino smesso di ascoltarlo.
Mi sono girata dal lato opposto, e mi sono soffermata sul rumore delle auto, che passavano a grande velocità sul corso, di fianco al parco. Ricordo di aver pensato molto velocemente "Ora salgo lungo la strada e attraverso senza guardare". 
E' stato quasi impercettibile. Ma io mi vedevo già camminare verso le macchine.
-...e comunque poi sono uscito dalla casa, e mi sono ritrovato con le ginocchia sulla neve, a pregare, non si sa per quale motivo!-
E io amo il tuo modo di parlare, dannazione.
Mi giro. Occhi azzurri. Splendidi occhi azzurri.
Sorrido.



Verso le tre del mattino Robin torna a casa. Rimaniamo solo io, Sofi e Ed, seduti su una panchina in mezzo al parco sperduto.
I due, sempre trattandosi come stessero insieme, parlavano di storie amorose, e vecchie frequentazioni. Il tutto mi arrivava leggermente in ritardo, colpa dell'alcool.
Poi arriva la fatidica domanda fatta da Ed.
-Tu Ali? Storie amorose?-
Mo'? Che cazzo racconto?
-La faccio abbastanza breve. In primis, non sono mai stata innamorata in vita mia...-
Solita roba che faccio, mi do le sprangate sui denti da sola. Frasi taglienti come bisturi.
-...poi sono stata con un tipo che non ha mai voluto baciarmi o tenermi per mano; poi con uno che, dopo cinque mesi, ancora non voleva mettersi con me per la vergogna...peccato che quando ho deciso di tagliare i ponti, ha pianto come un poppante; l'ultimo con cui mi sono vista, invece, era un drogato, alcolizzato, psicopatico e bipolare.-
Silenzio.
Mi sono abbastanza autoconvinta che, ormai, è quello che merito, no?
Relazioni malsane senza logica e senza sentimento, sono il mio forte. Davvero.
Ad essere sincera non mi ricordo nemmeno cosa mi abbia risposto, ma ricordo bene quello che ha raccontato lui sulla sua ex.
E' un ragazzo molto semplice, e ragiona anche abbastanza bene. Sembra tanto un fancazzista, ma in realtà è una persona molto tranquilla.
Io invece cercavo di non comportarmi da sociopatica, dato che quello che accade nella mia testa è da galera.

Al termine della serata, siamo andati verso la piazza, in cerca di un taxi che ci portasse a casa. Lui ha deciso di rimanere con noi. Forse lo ha fatto più per Sofia che per me. Nel senso, ho notato quanto andassero d'accordo, e forse se non fosse stato per Robin di mezzo, sarebbe pure nato qualcosa tra i due.
Sofi abbraccia Ed, lo stringe forte a sé.
Ricordo di aver provato un'immensa tristezza.
Perché ho dannatamente ragione.
Finisco sempre per aver ragione.
Non potrò mai essere la ragazza che si distingue, la ragazza che in realtà nasconde tanta bellezza, sotto quei suoi kili di troppo. Sarò sempre solo: Alana, la ragazza di buona compagnia, ma troppo grassa per combinarci qualcosa.
Credo che lei se ne sia accorta, così ha cercato di riparare la situazione con un -Abbraccio di gruppo!-.
Io non ho mosso un dito, e dato che la corazza ormai me l'ero costruita, me ne sono uscita con un -Ma devo per forza farlo anche io? Non mi piacciono gli abbracci.-.
Sì, certo. Bella scusa.
Così al -Ma smettila!- di Ed, ho lasciato che quell'abbraccio mi nutrisse l'anima, nel profondo. Ho lasciato che lo spirito si addolcisse, e diventasse più soffice, ritirando gli aculei.
Ho appoggiato il visto sulla sua spalla. E mi sono riscaldata col suo stesso calore.
L'attimo.
Due lunghi respiri, e la mia corazza già cominciava a sgretolarsi.

Alle sei del mattino eravamo nel letto, io e Sofi.
Messaggiavo con Ed, che aspettava ancora il pullman alla fermata. Mi sembrava fosse opportuno ringraziarlo, senza lasciarlo del tutto solo, al freddo.
Poi un improvviso sonno mi chiamava. La tristezza cominciava di nuovo a farsi largo tra sentimenti ammalati.
Ho dato le spalle a Sofia, e ho lasciato che una piccola lacrima cadesse sul cuscino.

L'oscurità mi cullava.





2 commenti:

  1. Cara Alana, personalmente non mi sembra che Ed abbia fatto qualcosa per farti pensare che tu non sia... come sto notando, fai sempre tutto tu prima degli altri :) sciogliti un pochino ragazza, i chili stanno solo fuori, forse lui può andare al di sotto di essi e tirare fuori quello che hai davvero da dare, il fatto che ti abbia scritto anche dopo e che abbiate messaggiato qualcosa vorrà pur dire ;)

    xxBosk

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    1. Caro Manuel, spero tanto tu abbia ragione. Ma comunque, se così non fosse, la cosa non mi stupirebbe...

      Un abbraccio!

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